RIMORSO
17.19 Non si deve dimenticare che la Grazia è lume, e chi la possiede conosce ciò che è utile e buono conoscere. La Piena di Grazia conobbe tutto, perché la Sapienza la istruiva, la Sapienza che è Grazia, e si seppe guidare santamente. Eva conosceva perciò ciò che le era buono conoscere. Non oltre, perché è inutile conoscere ciò che non è buono. Non ebbe fede nelle parole di Dio e non fu fedele nella sua promessa di ubbidienza.
Credette a Satana, infranse la promessa, volle sapere il non buono, lo amò senza rimorso, rese l'amore, che Io avevo dato così santo, una corrotta cosa, una avvilita cosa. Angelo decaduto, si rotolò nel fango e sullo strame, mentre poteva correre felice fra i fiori del Paradiso terrestre e vedersi fiorire intorno la prole, così come una pianta si copre di fiori senza curvare la chioma nel pantano.
69.3 «Allora Tu dici che gli uomini che la Scrittura cita, e che si uccisero, fecero male».
«Non è lecito fare violenza ad alcuno, e neppure a se stesso. Fecero male. Nella loro relativa conoscenza del bene avranno, in certi casi, avuto ancor misericordia da Dio. Ma da quando il Verbo avrà chiarito ogni verità e dato forza agli spiriti col suo Spirito, da allora non sarà più perdonato, a chi muore in disperazione. Né nell'attimo del particolare giudizio, né, dopo secoli di Geenna, nel Giudizio finale, né mai. Durezza di Dio questa? No: giustizia. Dio dirà: "Tu hai giudicato, tu, creatura dotata di ragione e di soprannaturale scienza, creata libera, da Me, di seguire il sentiero da te scelto, e hai detto: 'Dio non mi perdona. Sono separato per sempre da Lui. Giudico che devo di mio applicarmi giustizia per il mio delitto. Esco dalla vita per fuggire dai rimorsi', senza pensare che i rimorsi non ti avrebbero più raggiunto se tu fossi venuto sul mio paterno seno. E, come hai giudicato, abbiti. Io non violento la libertà che ti ho data". Questo dirà l'Eterno al suicida.
84.6-a Il colpevole, il posseduto è uno che è assorbito dall'ingannevole suolo coperto di fiori alla superficie e che sotto è mobile fango. Credi tu che, se uno sapesse cosa è mettere anche un atomo di sé in possesso di Satana, lo farebbe? Ma non sa... e dopo... O lo paralizza lo stupore e il veleno del Male, o lo fa impazzire, e, per sfuggire al rimorso di essersi perduto, colui si dibatte, si appiglia ad altro fango, suscita pesanti onde col suo moto inconsulto, e queste sempre più affrettano il suo perire. L'amore è il canapo, il filo, il ramo di cui tu parli. Insistere, insistere... finché è afferrato... Una parola... un perdono... un perdono più grande della colpa... tanto per fermare la discesa e attendere il soccorso di Dio... Lazzaro, sai che potere ha il perdono? Porta Dio in aiuto del soccorritore...
92.6c "E Caino saltò addosso ad Abele e l'uccise. E il Signore disse a Caino: 'Dove è tuo fratello? Che ne hai fatto? La voce del suo sangue grida a Me. Or dunque sarai maledetto sopra la terra, che ha conosciuto il sapore del sangue umano per mano di un fratello che ha aperto le vene del fratello suo, nè più cesserà quest'orrida fame della terra per il sangue umano. E la terra, avvelenata da questo sangue, ti sarà sterile più di donna che l'età ha disseccata. E tu fuggirai cercando pace e pane. E non li troverai. Il tuo rimorso ti farà vedere sangue su ogni fiore ed erba, su ogni acqua e cibo. Il cielo ti parrà sangue e sangue il mare, e dal cielo e dalla terra e dal mare ti verranno tre voci: quella di Dio, quella dell'Innocente, quella del Demonio. E, per non udirle, ti darai la morte' "... Non la Genesi. Io lo dico. E non erro. Io lo dico per i nuovi Caini dei nuovi Abeli. Per coloro che, per non vigilare su se stessi e sul Nemico, diverranno tutt'uno con lui.
135.6g Credete voi che siano felici quelli che felici paiono perché col modo lecito e più con l'illecito hanno pingui granai e colmi i tini, e traboccano d'olio i loro otri? No. Sentono il sapore del sangue e delle lacrime altrui in ogni loro cibo e il giaciglio pare loro irto di pruni, tanto su esso sentono urlanti i rimorsi.
184.2i (Le spudorate) Non invidiare il loro aspetto, la loro freschezza, la loro apparente serenità. E' un velo steso su una rovina che morde e non dà pace. Non invidiare il loro sonno, tu, madre onesta che sogni i tuoi innocenti... Esse hanno l'incubo sul loro guanciale. E domani, nel giorno che saranno all'agonia e alla vecchiaia, il rimorso e il terrore.
206.6 Chi crede si regge sulle parole e sui comandi di Dio per giungere a possedere Dio, suo fine, e perciò fugge ogni corruzione, non ha turbamenti, paure, rimorsi, non è obbligato ad uno sforzo per ricordarsi le sue menzogne o per nascondere le sue male azioni, e si conserva bello e giovane della bella incorruzione del santo.
223.7 Vi è un premio e un castigo per le azioni fatte durante l'esistenza, non riflettete dunque che per questo peccato voi perderete la protezione di Dio, la vita eterna, la gioia, e avrete rimorsi, maledizioni nel cuore, la paura a compagna, la paura delle punizioni umane, sempre un niente rispetto alla paura, che dovreste avere e non avete, alla santa paura delle punizioni divine?
223.8 Udite come ulula il rimorso nei vostri cuori. Perché volete soffrire mentre potreste essere serenamente paghi col poco sulla terra e col tutto in Cielo? Date pace al vostro spirito! … purificatevi il cuore.
246.5b L'essere re, e per le responsabilità e per i rimorsi, perchè più raro di diamante nero è il re che non pecca e non si crea rimorsi, porta sempre a cupezza di spirito. La potenza seduce finchè splende come un faro da lontano, ma quando la si è raggiunta si vede che non è che un lume di lucciola e non di stella.
366.3-a Ho notato che i più grandi peccatori quando si convertono superano nella giustizia noi, uomini di relativa colpevolezza. Perché mai?.
«Perché la contrizione in loro è in proporzione al loro peccato. Immensa. Perciò li stritola sotto la macina del dolore e dell'umiltà. "Il mio peccato è sempre contro di me" dice il salmista. Ciò tiene umile lo spirito. E' un ricordo buono, quando è ricordo unito a speranza e a fiducia nella Misericordia. Le mezze perfezioni, o anche meno di mezze, molte volte si arrestano perchè non hanno il pungolo del rimorso di aver peccato gravemente e di dover riparare a farle procedere verso la perfezione vera. Stagnano come acque chiuse. Si sentono soddisfatte di essere limpide. Ma anche l'acqua più limpida, se non si depura nel moto delle particelle di polvere, dei detriti che il vento porta in essa, finisce per divenire melmosa e corrotta».
413.6g Caino non meritò più di vedere il volto del Signore, né mai più conobbe sosta. E percosso a tergo dal rimorso, dal castigo, da Satana, suo re crudele, andò ramingo e fuggiasco per la terra e finché ebbe vita. Una grande, grande figura del Popolo che percuoterà il nuovo Abele...
468.3h Gli animali sono sempre felici, perché non hanno rimorsi e rimproveri nel loro cuore. Noi li facciamo infelici perché l'uomo è cattivo, irrispettoso, prepotente, crudele. E non gli basta esserlo coi suoi simili. Trabocca la sua cattiveria sugli inferiori. E più ha dentro dei rimorsi, più la sua coscienza lo punge, e più incrudelisce sugli altri.
492.3h Si può uccidere in molti modi i fratelli. Con l'arma e con la parola, o con qualche azione malvagia. Come un riferire, a chi perseguita, i luoghi del perseguitato, il levare ad un infelice un asilo di conforto... Oh! in quanti modi si uccide... Ma l'uomo non ne sente rimorso. L'uomo, e questo è il segno della sua decadenza spirituale, ha ucciso il rimorso.
496.3e Perché l'uomo è tanto cattivo?
«Perché ha ucciso il suo spirito. E con lo spirito la sua capacità di sentire il rimorso di essere ingiusto».
526.5b Siate buoni. La fatica di esserlo nelle continue prove della vita è compensata ad usura dal premio futuro e, sin da ora, dalla pace che consola i cuori dei giusti al termine di ogni loro giornata, quando si stendono per il riposo e trovano il loro guanciale spoglio dei rimorsi, che sono l'incubo di quelli che vogliono godere illecitamente e non riescono che a darsi una smania senza pace.
548.25 Felici coloro che si conducono in modo da non avere rimorso di aver addolorato uno che ora è morto e che non si può più consolare del dolore datogli. Ma come più felice chi non ha il rimorso di avere addolorato il suo Dio, Me, Gesù, e non teme il mio incontro, ma anzi lo sospira come gioia ansiosamente sognata per tutta la vita e infine raggiunta.
605.14c Il rimorso l'avrebbe anche potuto salvare, se egli avesse fatto del rimorso un pentimento. Ma egli non volle pentirsi.
606.9e Ma il cammino del dolore di Eva doveva esser lungo e doloroso, proporzionato al suo cammino nell'esperienza di peccato. In questo, fremito di sensi. In quello, fremito di spasimi. In questo, baci. In quello, sangue. Da questo, un figlio. Da quello, la morte di un figlio. Del prediletto per la sua bontà. Abele diviene strumento di purificazione per la colpevole. Ma quale dolorosa purificazione! Essa empì dei suoi ululi la Terra esterrefatta per il fratricidio e mescolò le lacrime di una madre al sangue di un figlio, mentre colui che l'aveva sparso, in odio a Dio e al fratello amato da Dio, fuggiva inseguito dal suo rimorso.
606.13 Il rimorso e le tenebre di un cuore colpevole permettono e fomentano le allucinazioni del peccatore.
630.16 Non dormirete, perché è entrato in voi un agente che prima non avevate. E' il rimorso. Una tortura, è vero. Ma serve a passare a stadi più alti, sia nel bene che nel male. In Giuda di Keriot, essendosi egli allontanato da Dio, produsse la disperazione e la dannazione. In voi, che non siete mai usciti dalla vicinanza di Dio ‑ Io ve lo assicuro, perché non era in voi la volontà e l'avvertenza piena di ciò che facevate ‑ esso produrrà un pentimento fiducioso, che vi porterà a sapienza e giustizia.
630.17c Avete il rimorso. E' un buon amico nei buoni.
645.11-a Solo il segno atteso per tanti anni (da Gamaliele), il segno che lo aveva atterrato e torturato con rimorsi che non cessavano più, avrebbe suscitato in lui il riconoscimento del Cristo e la mutazione del suo antico pensiero, per cui, da rabbi dell'errore - avendo gli scribi, i farisei ed i dottori corrotta l'essenza e lo spirito della Legge, soffocandone la semplice e luminosa verità, venuta da Dio, sotto cumuli di precetti umani, sovente errati, ma sempre di utilità per loro - sarebbe divenuto, dopo lunga lotta tra il suo io antico e il suo io attuale, discepolo della Verità divina.
’43 136g Piombato dalla dimora paradisiaca sulla terra, schiacciato dalla rivelazione della sua carne profanata dalla lussuria, torturato dal rimorso di avere causato il suo male, angosciato dalla persuasione d'aver suscitato l'ira punitiva di Dio Creatore, l'uomo non era che un povero essere animale in cui si dibattevano e lievitavano tutte le forze inferiori.
’43 270a Ma l'Empio, colui che con la sua empietà ha trascinato altri all'empietà e sospinto altri al peccato, (ecco gli uomini e le turbe di cui parla il Libro), sarà come una torre insonne in un mare di tempesta. Davanti a sé la folla degli uccisi (nell'anima) da lui, davanti a sé il ricordo vivo dei tanti omicidi d'anime da lui commessi, e il rimorso, che non dà pace a chi uccide, dal giorno che Caino sparse il sangue del fratello, lo flagellerà ben più atrocemente dei flagelli infernali.
RIMORSO 1944
’45 284 La mamma di Maria Valtorta: "Non posso non soffrire. Perché ora capisco. Immersi come siamo in un bagno ardente e luminoso di amore espiativo, vediamo, conosciamo e impariamo ora, qui, ad amare il nostro Dio e il nostro prossimo che in vita abbiamo amato poco e male. E le sofferenze del prossimo aumentano il nostro espiare perché, caduto l'egoismo, sappiamo amare e soffrire con esso e per esso. Ma non affliggerti per questo. Questo ci serve ad andare più presto in Paradiso. … E' terminato il periodo del rimorso, il primo... e sono nell'amore attivo. Ma non posso ancora fare altro che pregare per te. Però sta' quieta. Tu sai già amare, e perciò sei protetta dall'Amore. Io imparo a conoscere, attimo per attimo di eternità. Conoscendo sempre più, sempre più imparo ad amare. Quando saprò amare come ci era comandato avrà fine l'espiazione e allora molto più potrò. Il Paradiso e la potenza, in terra e qui, si hanno amando.
RIMORSO ROMANI
58 (da Dio e da satana) Il mostro del rimorso assale i colpevoli con assalti improvvisi, nelle ore più impensate, e li tortura. Talora serve a farli ravvedere, talaltra a farli maggiormente colpevoli, spingendoli a sfidare Dio, spingendoli a cacciarlo del tutto dal loro io. Perché il rimorso viene da Dio e da Satana. Il primo lo desta per salvare. Il secondo per finire di rovinare, per odio, per scherno.
Scrupoli nel timore di Dio 68
Malati di scrupoli 71
Non rinnegate 79
IL POEMA DELL'UOMO-DIO in 4 volumi
IL POEMA DELL’UOMO-DIO in 4 volumi |
L’Evangelo come mi è stato rivelato |
Paragoni tra IL POEMA DELL’UOMO-DIO in 4 volumi – colonna larga a sinistra - e “L’Evangelo come mi è stato rivelato” in 10 volumi – colonna a sinistra.
Note:
I numeri dei capitoli in rosso sono dell’edizione in 10 volumi.
In rosso anche le parole e il segno / dell’edizione in 4 volumi.
In blu le parole e il segno / dell’edizione in 10 volumi.
Il segno / indica l’assenza di parole o frasi nella relativa edizione.
La parola ‘ è ’ nei 4 volumi corrisponde a ‘ é ’ nei 10 volumi.
Generalmente non si è tenuto conto della punteggiatura, si sono aggiunte molte virgole in rosso, presenti solo nell’edizione in 4 volumi e virgole in neretto presenti solo nell’edizione in 10 volumi.
La punteggiatura : … » . (nell’edizione in 10 volumi), diviene: … » (in quella in 4 volumi).
Vengono riportati, di solito in parte, alcuni dettati significativi desunti dall’edizione in 10 volumi e, interamente, la Parabola del cavallo amato dal re al Capitolo 96) 61).
LA PREPARAZIONE _____________
1) (2) - Gioacchino e Anna fanno voto al Signore*
2.1Vedo un interno di casa. In essa è seduta ad un telaio una donna di età. Direi, nel vederla coi capelli un tempo certo neri, ora brizzolati, e nel volto non rugoso ma già pieno di quella serietà che viene con gli anni, che ella possa avere dai cinquanta ai cinquantacinque anni. Non più. Nell'indicare queste età femminili prendo per base il volto di mia madre, la cui effigie ho più che mai presente in questi giorni che mi ricordano il suo ultimo periodo di vita... Dopodomani è un anno che non la vedo più... Mia mamma era molto fresca nel volto, sotto i capelli precocemente incanutiti. A cinquanta anni era bianca e nera come al termine della vita. Ma, tolta la maturità dello sguardo, nulla denunciava i suoi anni. Potrei perciò errare anche nel dare alle donne attempate un certo numero di anni. Questa che vedo tessere, in una stanza tutta chiara di luce che penetra dalla porta spalancata su un vasto orto-giardino, - un poderetto, direi, perchè si prolunga a saliscendi su un dolce altalenare di verde pendio, - è bella nei tratti decisamente ebrei. Occhio nero e profondo che, non so perchè, mi ricorda quello del Battista. Ma questo, pur essendo fiero come di regina, è anche dolce, come se sul suo balenare di aquila fosse steso un velo di azzurro. Dolce e un poco appena mesto, come di chi pensa, e rimpiange cosa perduta. La tinta del volto è bruna, ma non eccessivamente. La bocca, lievemente larga, è ben disegnata, e sta ferma in una mossa austera che non è però dura. Il naso è lungo e sottile, lievemente piovente in basso. Un naso aquilino che sta bene con quegli occhi. E’ robusta ma non grassa. Ben proporzionata e credo alta, a giudicare da come appare seduta. Mi pare stia tessendo una tenda o un tappeto. Le spole molti colori vanno rapide sulla trama che è marrone scuro, e il già fatto mostra un vago intreccio di greche e rosoni in cui verde, giallo, rosso e azzurro cupo si intersecano e fondono come in un mosaico. La donna veste di un abito semplicissimo e molto scuro. Un viola-rosso che pare copiato a certe viole del pensiero. __________ * (scritto il 22 agosto 1944)
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2.2Si alza sentendo bussare alla porta. E’ alta realmente. Apre. Una donna le chiede : « Anna, vuoi darmi la tua anfora? L'empio per te ». La donna ha con sè un frugolino di cinque anni, che si attacca subito alla veste della nominata Anna che lo carezza mentre va in un altro ambiente, e ne torna con una bell'anfora di rame che porge alla donna dicendo : « Sempre buona, tu, con la vecchia Anna. Dio te ne compensi in questo e nei figli che hai e avrai, te beata! ». Anna sospira. La donna la guarda e non sa che dire per quel sospiro. Per sviare la pena, che si comprende che esiste, dice : « Ti lascio Alfeo, se non ti dà noia, così faccio più presto e ti empirò molte brocche e giarre ». Alfeo è ben lieto di restare, e se ne spiega il motivo. Andata via la madre, Anna se lo prende in collo e lo porta nell'orto, lo alza sino ad una pergola di uva bionda come il topazio, e dice: « Mangia, mangia, che è buona » e se lo bacia sul visetto impastricciato di succo d'uva che il bambino sgrana avidamente. Poi ride di gusto, e pare subito più giovane per la bella dentatura che appare e per la giocondità che le copre il viso, cancellando gli anni, quando il bambino dice : « E ora che mi dai? » e la guarda con due occhioni sgranati di un grigio azzurro cupo. Ride e scherza chinandosi sui ginocchi e dicendo : « Che cosa mi dai se ti dò... se ti dò... indovina! » E il bambino, battendo le mani, tutto ridente : « Baci, baci ti dò, Anna bella, Anna buona, Anna mamma!... » Anna, sentendosi dire : « Anna mamma », ha un vero grido di affetto gioioso e si stringe contro il piccolino, dicendo : « O gioia! Caro! Caro! Caro! » e ad ogni « caro » un bacio scende sulle gotine rosse. E poi vanno ad una scansia e da un piatto scendono focacce di miele. « Le ho fatte per te, bellezza della povera Anna, per te che mi vuoi bene. Ma dimmi, quanto mi vuoi bene? » E il bambino, pensando alla cosa che più l'ha colpito, dice : « Come al Tempio del Signore ». Anna lo bacia ancora sugli occhietti vispi, sulla boccuccia rossa, e il bambino le si strofina contro come un gattino. La madre va e viene con la brocca colma e ride senza dire nulla. Li lascia alle loro espansioni. 2.3Entra dall'orto un uomo anziano, un poco più basso di Anna, con una testa di folti capelli tutti bianchi. Un viso chiaro dalla barba tagliata in quadrato, con due occhi azzurri come turchesi fra ciglia di un castano chiaro quasi biondo. E‘ vestito di un marrone scuro. Anna non lo vede perché volge le spalle all'uscio, e lui le viene alle spalle dicendo : « E a me nulla? »
2
Anna si volge e dice: « O Gioacchino! Hai finito il tuo lavoro? » Contemporaneamente il piccolo Alfeo gli corre ai ginocchi dicendo : « Anche a te, anche a te », e quando il vecchiotto si curva e lo bacia, il bambino gli si avvinghia al collo spettinandogli la barba con le manine e coi baci. Anche Gioacchino ha il suo dono : leva da dietro alla schiena la mano sinistra e offre una mela così bella che pare di ceramica, e dice ridendo al bambino che tende le manine avidamente : « Aspetta che te la faccio a pezzi. Così non puoi. E’ più grossa di te », e con un coltellaccio che ha alla cintola, un coltello da potatore, ne fa fette e fettine, e pare imbocchi un uccellino nidiace, tanta è la cura con cui mette i bocconi nella bocchina aperta che sgrana e sgrana. « Ma guarda che occhi, Gioacchino! Non sembrano due pezzettini del mar di Galilea quando il vento della sera spinge un velo di nube sul cielo? » Anna parla tenendo appoggiata una mano sulla spalla del marito e appoggiandovisi lievemente anche lei, una mossa che rivela un profondo amore di sposa, un amore intatto dopo i molti anni di coniugio. E Gioacchino la guarda con amore e annuisce dicendo: « Bellissimi! E quei ricciolini? Non hanno il color delle biade che il sole ha seccato? Guarda : e dentro c'è misto oro e rame ». « Ah! se avessimo avuto un bambino lo avrei voluto così, con questi occhi e questi capelli... » Anna si è chinata, inginocchiata anzi, e bacia con un sospirone i due occhioni azzurro-grigi. Gioacchino sospira anche lui. Ma la vuol consolare. Le pone la mano sui capelli cresputi e canuti e le dice : « Ancora occorre sperare. Tutto può Dio. Finché si è vivi, il miracolo può avvenire, specie quando lo si ama e ci si ama ». Gioacchino calca molto sulle ultime parole. Ma Anna tace, avvilita, e sta a capo chino per non mostrare due lacrime che scendono e che vede solo il piccolo Alfeo, il quale, stupito e addolorato che la sua grande amica pianga come fa lui qualche volta, alza la manina e asciuga quel pianto. « Non piangere, Anna! Siamo felici lo stesso. Io, almeno, lo sono perché ho te ». « Anch’io per te. Ma non ti ho dato un figlio... Penso aver spiaciuto al Signore poiché mi ha inaridite le viscere... » « O moglie mia! In che vuoi avergli spiaciuto tu, santa? Senti. Andiamo ancora una volta al Tempio. Per questo. Non solo per i Tabernacoli. Facciamo lunga preghiera... Forse ti avverrà come a Sara... come ad Anna di Elcana. Molto attesero e si credevano riprovate perché sterili. Invece per loro, nei Cieli di Dio, si maturava un figlio santo.
3
Sorridi, mia sposa. Il tuo pianto mi è più dolore che l'esser senza prole... Porteremo Alfeo con noi. Lo faremo pregare, lui che è innocente... e Dio prenderà la sua e nostra preghiera insieme e ci esaudirà ». « Sì. Facciamo voto al Signore. Suo sarà il nato. Purché ce lo conceda... Oh! sentirmi chiamar " mamma "! » E Alfeo, spettatore stupito e innocente : « Io ti ci chiamo! » « Sì, gioia cara... ma ce l'hai la mamma tu, e io... io non ho bambino... » La visione cessa qui. |
tempo / neri,
i suoi ultimi giorni presso il mio letto... / cinquant’anni
sali e scendi . Come , a cose perdute.
naso / lungo
multicolori
L’empirò
; per comprende /
d’uva
le manine
gioia! / Ad rosee. focaccine
coltelluccio
colore
Anche io
chiamare /
/ |
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yy/yy»/{— ,a |