«Apparve a Maria»: le radici nella tradizione

L’incontro di Gesù Risorto con la Madre, ricordato dal Papa,

è presente nei riti della Chiesa dei primi secoli

 

La visione del Figlio colmò di letizia la Vergine, che ne contemplò il volto divino.

È l’iscrizione incisa sul pannello che riproduce, nella basilica del S. Sepolcro in Gerusalemme, l’episodio dell’incontro del Signore risorto con la Madre.

È soltanto un segno di una ininterrotta tradizione della chiesa di Gerusalemme che racchiude quanto resta del sepolcro di Cristo. La scena è commemorata fino ad oggi, dai francescani che custodiscono la basilica. Una tradizione che si può far risalire alla primitiva comunità giudeo-cristiana, che l’ha trasmessa attraverso le testimonianze patristiche e liturgiche.

«Nella Risurrezione di Cristo – dice il Prefazio della Messa di S. Maria nella Resurrezione del Signore, che si celebra a Gerusalemme – tu hai colmato di letizia ineffabile il cuore della Madre, e hai mirabilmente esaltata la sua fede: la Vergine Maria che credendo concepì il Figlio, credendo attese intrepida la vittoria pasquale. Forte di questa fede guardò al giorno radioso, in cui, dileguate le tenebre della morte, una luce gioiosa avrebbe inondato il mondo, la chiesa nascente avrebbe contemplato con trepida esultanza il volto glorioso del suo immortale Signore». Questo brano riecheggia S. Agostino e S. Bernardo, che hanno sottolineato come la Vergine abbia concepito nella fede prima che nella carne il Figlio.

A questo punto conviene ricordare che S. Bernardino afferma che gli evangelisti riferiscono le apparizioni del Risorto a quelle persone che poi avrebbero testimoniato il fatto avvenuto. Ora la testimonianza di una madre non è mai probante in un processo.

D’altro lato non si può trascurare il fatto che l’iconografia orientale raffigura la Vergine presente al momento dell’Ascensione, che è il movimento finale della Risurrezione. Queste tradizioni, che in Oriente hanno lo stesso valore delle fonti scritte, sono contigue ai racconti apocrifi riguardanti la dormizione e l’assunzione di Maria.

Dunque gli evangelisti, che non hanno raccontato tutto e in particolare quanto è ovvio (come un incontro tra Figlio e Madre) nell’indicarne invece la presenza sotto la Croce e a Pentecoste, cioè all’inizio e alla fine del mistero pasquale, portano a riflettere sul fatto che la Resurrezione di Cristo, quale evento escatologico nella storia, rende permanente la sua presenza in particolare tra i suoi. Con la Resurrezione Cristo non è più separato ma con loro tutti i giorni, a cominciare da sua Madre.

Non ha senso dubitare che Cristo sia apparso alla Madre solo perché non è esplicitato nei vangeli: lo stesso avvenimento della Resurrezione implica questa presenza. A ragione i Padri hanno potuto parlare di Cristo nuovo Adamo e di Maria nuova Eva. Quando risorge, il nuovo Adamo apre gli occhi sulla Donna che ha patito il suo stesso martirio, che quindi non si è mai separata da lui.

Infine, si potrebbe sottovalutare lo sviluppo della pietà popolare che ripropone al mattino di Pasqua le processioni dell’incontro tra l’immagine di Cristo Risorto e quella della Madre?

Affermare che i vangeli vengano corretti, come è stato scritto dopo l’intervento del Papa, può essere accettato in senso etimologico: correggere vuol dire cum regere, cioè portare insieme. Si può dire così col Concilio Vaticano II, che la Tradizione corregge la Scrittura: entrambe cioè si sostengono e integrano a vicenda in quanto entrambe fonti della rivelazione.                                                Avvenire, 23 maggio 1997

 

Comunità Medjugorje-Valtorta